mercoledì 10 novembre 2010

M.B.

gli spuntano gli occhi prima di tutto
prima dei capelli appuntiti con poco gel
gli spuntano gli occhi appena lo vedi come animale che spia da sopra un cespuglio, istantaneo, fugace spelucchiato pulcino
gli sbucano gli occhi dal corpo come fosse al mondo per la prima volta eppure da un'eternità, fissi, immobili
gli occhi gli seguono il corpo nelle borse gli si accumula il dolore con quella riga sbieca obliqua, dolce fendente la sotto che taglia quasi la guancia e le ciglia a fargli da coperta
e la barba e i baffi a nascondergli la bocca i denti, cane, lupo, urlo, animale.

domenica 7 novembre 2010

trancio di domenica

queste domeniche disgiunte, pallide, diseredate, senza casa, distorte, rimbambite, rintronate addormentate sui tetti opachi di Bologna fredda, ma non troppo, di novembre
e penso alle loro domeniche 50 anni fa, in casa di mia nonna, l'odore di sugo, lei affaccendata con il grembiule, le sue mani veloci, l'espressione dolorante di sacrificio da donna, come se quel destino ce l'avesse inoculato come un germe, come una disgrazia, con una normalità disarmante, e poi l'odore di fumo, l'umidità che cola sulle finestre, quelle finestre sudice, la luce arancione di quel lampadario, tutti intorno al tavolo, disperatamente la vecchiaia del bisnonno, l'indice nero-giallo di fumo di mio nonno, allora le cose portavano ancora un senso, anche se travestito, i pantaloni della domenica di mio nonno. invitatemi a quel pranzo, non lasciatemi in questa Bologna senza marito , senza orto da curare nè frutta da mangiare. vuota la città, vuoto il mondo.

venerdì 29 ottobre 2010

rime di una bambina quando il vento non soffia la sera

vieni in queste ore a rubarmi il dolore

quando perdo la speranza in questa stanza


e mi si tingono le unghie e i capelli di nero


quando non spero


quando è morto il papa e non se ne rifà un altro


quando resto senza fiato


in questo appartamento ammobiliato


e le stelle restan senza punte come le mie mani dalle tue disgiunte




mercoledì 27 ottobre 2010

vieni a rubarmi lo stomaco

non dormo
vieni a rubarmi lo stomaco

ora che non ho più passioni ora che sono come i gatti neri che attraversano le strade

ora che sono la Suzanne di Cohen

ora che non sento più gli odori. manicomio manicomio manicomio mio

mi mancano anche le parole per chiamare le cose, persino quelle più banali, non hanno nomi per me, le indico con il dito.

martedì 18 maggio 2010

Ma se sei tu quello che mi fa rivoltare lo stomaco la lingua ed il cervello
che piango appoggiata ad un letto per la mia infelicità
che ho i crampi alla pancia e non controllo più il mio intestino, i passaggi fra l'interno e l'esterno
che ho i pensieri che non so più dove metterli o nasconderli e che mi tocca provare a metterli a posto con le mani come fossero fili indistricabili cazzo
che mi fai fare pensieri assurdi
che di notte vengono a mangiarmi i draghi sputafuoco
e la mattina a rivomitarmi fuori dalle loro fauci violente
per guardarmi allo specchio e vedermi gli occhi infossati e fare finta di niente
che mi fai ridurre all'osso malgrado la mia volontà
allora qui ci stiamo sbagliando.
Finchè non mi produci disordini,
mi lasci tranquilla a dormir la sera appoggiata al mio letto
la fame non mi fai passare
l'ansia non mi fai venire
il cervello non mi fai disordinare
lasci diritti i miei pensieri e non mi crei kaos
finchè non mi fai passare la voglia di ben vestirmi e ricercarmi e avere cura di me
finchè continuo a voler camminare per strada
finchè non mi fai passare la voglia di incontrar le mie amiche
finchè non mi fai imboccare una sigaretta per il dolore
ok allora io ti voglio.puoi restare con me.

venerdì 30 aprile 2010

a me.

e non ero mai stata quella cosa e la vedo di continuo negli altri, in quelle che ce l'hanno
e si apre quel varco, perchè loro si e io no, io che l'ho sempre cercata, voluta, desiderata
perchè loro la maneggiano e la destreggiano, che poteri hanno?
anzi , perchè lei ha deciso di posarsi su di loro?
vieni a me, vieni a me

giovedì 15 aprile 2010

inno a te.

è non è finita qui. e mi chiedo a cosa mi porterà tutto questo. si so io cosa intendo per "questo", perchè adesso mi sono stancata di queste decisioni ingiuste. di questi accoppiamenti fasulli, a caso.
oh e io chi sono??ma non ho capito. ma non mi vedi qui su questo letto? ma dimmi te se si può. no non si può. abbi fede il lavoro è lungo. e io avrò fede.
amen.

la sera

che mi resta se non questo microblog su cui scrivere stasera.
sento che mi si spalmano addosso i giorni, le ore. mi faccio la doccia anche se avrei potuto farne a meno. lavarsi per noia non è bello. stai sotto l'acqua e cerchi una motivazione, mentre ti impiastri i capelli con lo shampoo. mi rado anche i peli sotto le ascelle, ma neppure questo mi rende felice.
tutto veloce, veloce, asciugati veloce, i capelli veloce, si davanti allo specchio vaporoso, corri in camera vestiti, niente crema idradante, macchè crema, a che pro, quale scopo?non sono mica una di quelle che :bella a tutti costi, si io prima di tutto, crolli il mondo ma io la mia crema, ma se a malapena riesco a stare in piedi.
mettiamoci il pigiama così per sancire la fine di questa giornata, non ho nemmeno cenato, mi sono saturata con una piadina alla nutella alle 7, e adesso che mi mangio, a quest'ora?
forse avrei solo voglia di farlo.
duro.
animale.
io. essere umano.

venerdì 26 marzo 2010

pensiero notturno

se tu, se tu mi avessi scopato bene io ora sarei qui a cavarmi la pelle di dosso, a grattarmela via, a non crederci. a sentire le gambe senza ossa dentro.
ma questo non è successo, ed è un bene.

giovedì 25 marzo 2010

spermicida

quando quella sera sono scesa dal ponte non credevo l'avrei trovato li, a congelare di freddo, invece se ne stava proprio li, in quella posizione a me sconosciuta per un essere umano.
pareva un gatto nero, nel buio, raggomitolato, solo, e io non sapevo cosa fare.