mercoledì 10 novembre 2010

M.B.

gli spuntano gli occhi prima di tutto
prima dei capelli appuntiti con poco gel
gli spuntano gli occhi appena lo vedi come animale che spia da sopra un cespuglio, istantaneo, fugace spelucchiato pulcino
gli sbucano gli occhi dal corpo come fosse al mondo per la prima volta eppure da un'eternità, fissi, immobili
gli occhi gli seguono il corpo nelle borse gli si accumula il dolore con quella riga sbieca obliqua, dolce fendente la sotto che taglia quasi la guancia e le ciglia a fargli da coperta
e la barba e i baffi a nascondergli la bocca i denti, cane, lupo, urlo, animale.

domenica 7 novembre 2010

trancio di domenica

queste domeniche disgiunte, pallide, diseredate, senza casa, distorte, rimbambite, rintronate addormentate sui tetti opachi di Bologna fredda, ma non troppo, di novembre
e penso alle loro domeniche 50 anni fa, in casa di mia nonna, l'odore di sugo, lei affaccendata con il grembiule, le sue mani veloci, l'espressione dolorante di sacrificio da donna, come se quel destino ce l'avesse inoculato come un germe, come una disgrazia, con una normalità disarmante, e poi l'odore di fumo, l'umidità che cola sulle finestre, quelle finestre sudice, la luce arancione di quel lampadario, tutti intorno al tavolo, disperatamente la vecchiaia del bisnonno, l'indice nero-giallo di fumo di mio nonno, allora le cose portavano ancora un senso, anche se travestito, i pantaloni della domenica di mio nonno. invitatemi a quel pranzo, non lasciatemi in questa Bologna senza marito , senza orto da curare nè frutta da mangiare. vuota la città, vuoto il mondo.