lunedì 26 novembre 2012

più sola di così c'è solo l'Inferno,
più sola di questa solitudine che mi sento addosso,
che mi rende deforme allo specchio in cui mi guardo,
che mi stritola il cervello e le lacrime mi soffocano,
che sembrano una consolazione, uno scioglimento,
il dispiegarsi disarmato delle cose che sono vinte,
un collassare delle membra,
per scontrarsi, alla fine della lotta,
alla fine del pianto e della disperazione con la fortezza "IO"
che non lascia scampo, che ti riavvolge e ti costringe a riguardarti allo specchio,
finchè non vuoi morire,
finchè non vuoi impazzire.

lunedì 14 febbraio 2011

stop me.

mi sento così idiota in confronto a lei, miss signorina perfezione mediazione giuste cose.


io che scherzo sempre, come una bambina non cresciuta, rido mi dimeno sono insofferente allo star seduta, misterious woman invece non si annoia resta fissa inchiodata alla sua sedia neanche la piscia va a fare potrebbero pensar male, potrebbero vedere in questo una manchevolezza alla sua eccezione, non sgarra mai miss schiena rigida. io ancora così splendidamente idiota, degna di una luciana littizzetto.

giovedì 20 gennaio 2011

infanzia

tu sforni figli, io mi circondo di chi disdegna il mio riso bruciato, di chi non mi porterà mai in vacanza in camper, o in barca in laguna, di chi non mi porterà mai.
di situazioni impossibili, di uomini indistricabili
di me che non mi amo, e aspetto la sua approvazione
che mi sento triste e svuotata
capito?
che basterebbe una carezza, quella che non mi vuoi dare
che non sono più forte della corrente
che comunque mi lasci qui a inorridire e non vieni non corri
che sono troppo violenta dicendoti "vattene", ma era un mio diritto
che non te ne importa niente ma proprio niente e resti dentro la tua bolla di egoismo
che non sai cos'è l'amore e l'amore non esiste

mercoledì 19 gennaio 2011

discreditazioni

che tu non mi ami te lo leggo nei palmi delle mani,
che farebbero di certo più cose per me oltre al toccarmi.voi che disdegnate il piatto che vi porgo
o che vi rifiutate di dormire con me, perchè non sono io e comunque lo deformavo.
sono felice ma non sono il tuo ragazzo, preferisco non fondermi, si anche lui preferiva non fondersi.
ma io sto li. continuo ad esserci. perchè non mi muovo e l'unica cosa che so fare è stare male?

domenica 9 gennaio 2011

M.

perchè vederlo così stasera mi ha scombussolata. se lo penso mi viene come a sentire un coltello in mezzo allo stomaco, un pugnale che va giù, che come veleno si espande nell'intestino e mi fa stare male. mi sono innamorata della sua figura. della sua bella pelle. del colore della sua pelle, così pulita, dalla lucentezza del suo petto liscio, e ancora la sua pelle che arrossisce con un niente.. del suo volto sudato del colore delle sue palpebre così belle, del suo sguardo così tremendamente bello, i suoi capelli scuri, del suo starsene muto sul letto a guardare il niente e quando mi guarda di sbieco dolce e carnivoro e gira le labbra nascoste dai baffi. chissà a cosa pensa quando lo fa con me. il via all'ossessione. possiedo.

mercoledì 10 novembre 2010

M.B.

gli spuntano gli occhi prima di tutto
prima dei capelli appuntiti con poco gel
gli spuntano gli occhi appena lo vedi come animale che spia da sopra un cespuglio, istantaneo, fugace spelucchiato pulcino
gli sbucano gli occhi dal corpo come fosse al mondo per la prima volta eppure da un'eternità, fissi, immobili
gli occhi gli seguono il corpo nelle borse gli si accumula il dolore con quella riga sbieca obliqua, dolce fendente la sotto che taglia quasi la guancia e le ciglia a fargli da coperta
e la barba e i baffi a nascondergli la bocca i denti, cane, lupo, urlo, animale.

domenica 7 novembre 2010

trancio di domenica

queste domeniche disgiunte, pallide, diseredate, senza casa, distorte, rimbambite, rintronate addormentate sui tetti opachi di Bologna fredda, ma non troppo, di novembre
e penso alle loro domeniche 50 anni fa, in casa di mia nonna, l'odore di sugo, lei affaccendata con il grembiule, le sue mani veloci, l'espressione dolorante di sacrificio da donna, come se quel destino ce l'avesse inoculato come un germe, come una disgrazia, con una normalità disarmante, e poi l'odore di fumo, l'umidità che cola sulle finestre, quelle finestre sudice, la luce arancione di quel lampadario, tutti intorno al tavolo, disperatamente la vecchiaia del bisnonno, l'indice nero-giallo di fumo di mio nonno, allora le cose portavano ancora un senso, anche se travestito, i pantaloni della domenica di mio nonno. invitatemi a quel pranzo, non lasciatemi in questa Bologna senza marito , senza orto da curare nè frutta da mangiare. vuota la città, vuoto il mondo.