domenica 7 novembre 2010

trancio di domenica

queste domeniche disgiunte, pallide, diseredate, senza casa, distorte, rimbambite, rintronate addormentate sui tetti opachi di Bologna fredda, ma non troppo, di novembre
e penso alle loro domeniche 50 anni fa, in casa di mia nonna, l'odore di sugo, lei affaccendata con il grembiule, le sue mani veloci, l'espressione dolorante di sacrificio da donna, come se quel destino ce l'avesse inoculato come un germe, come una disgrazia, con una normalità disarmante, e poi l'odore di fumo, l'umidità che cola sulle finestre, quelle finestre sudice, la luce arancione di quel lampadario, tutti intorno al tavolo, disperatamente la vecchiaia del bisnonno, l'indice nero-giallo di fumo di mio nonno, allora le cose portavano ancora un senso, anche se travestito, i pantaloni della domenica di mio nonno. invitatemi a quel pranzo, non lasciatemi in questa Bologna senza marito , senza orto da curare nè frutta da mangiare. vuota la città, vuoto il mondo.

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